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La ventata di cultura latina portata dall'innesto quale C.T. di Pierre Berbizier, grande del rugby francese, da giocatore da capitano e da allenatore, portano subito a risultati insperati e concreti nel tour estivo che l'Italia affronta subito dopo l'arrivo del tecnico in Italia.
Dopo aver perso a Salta l'11 giugno il primo test match con l'Argentina con un dignitosissimo 35-21, sei giorni dopo a Cordova l'Italia sbalordisce il mondo rugbystico sconfiggendo i Pumas per 29-30, violando, così, per la prima volta il suolo argentino, cioè quello di un paese che rugbysticamente è fra i più forti del mondo. Il tour procede in Australia con estenuanti salti di fuso; l'Italia targata Berbizier a Melbourne perde per 69-21 ma violando per tre volte l'area di meta dei mitici Wallabies.
L'Italia finalmente si è tolta i bavagli e produce gioco, segna mete, diverte. E' quella l'Italia che il Presidente Dondi cercava ed aspettava.
Nei match novembrini Tonga a Prato il 12 novembre 2005 deve subire sette mete a zero. Sulle ali dell'entusiasmo, così, l'Italia sbarca a Genova una settimana dopo per affrontare un'Argentina vogliosa di rivincita. Gli azzurri sono troppo sicuri di sé. Invece di aggredire aspettano. I Pumas impongono il proprio ritmo lento. Gli azzurri traccheggiano, sciupano troppe occasione ed alla fine capitolano per 22-39, peggior partita dell'era Berbizier.
La squadra come gruppo, sotto Berbizier matura. Ha un capitano che si sta imponendo all'attenzione del mondo rugbystico (e che è il leader del Narbonne in Francia e che dopo nel 2006 lo diventerà anche del Gloucester in Inghilterra) e che ragiona e fa ragionare. Il tandem BB affronta le Fiji sotto la neve per dimostrare che la sconfitta contro l'Argentina è stata solo un episodio sfortunato. Vuole dimostrare che un gioco suo diverso da qualsiasi altro, italiano. Ma non si può giocare in quelle condizioni climatiche (ma lo stadio di Monza è ugualmente pieno), perchè il vantaggio è per chi si difende tantè che gli Isolani chiudono il primo tempo in vantaggio 5-3. Nella ripresa gli Azzurri cambiano gioco ed il 23-8 finale è la dimostrazione della maturità raggiunta ed a suon di gioco intelligente e mete.
Il Sei Nazioni 2006 si apre con un episodio sfortunato che un po' riporta alla iniquità di calendario sopportata alla Coppa del Mondo 2003 dagli azzurri.
L'Italia di Berbizier, annichilisce il Lansdowne Park (prima dell'addio dello storico stadio al rugby) con una prestazione super, ma l'operato sfortunato dell'arbitro inglese Pearsons condanna l'Italia ad una immeritata sconfitta per 26-16. La documentazione Tv dimostra che l'arbitro inglese commette la bellezza di 7 errore gravi (fra cui la concessione all'Irlanda di una meta inesistente). L'Italia ed i suoi giocatori non protestano come si conviene nel mondo del rugby, ma il giorno dopo tutta la stampa ed i media inglesi affermano che l'Italia non ha battuto l'Irlanda solo per l'operato di Pearsons.
Consapevole di aver convinto tutti che l'Italia ha ormai trovato capacità fisiche e tecniche per affrontare, con un gioco tutto italiano, qualsiasi avversario, gli azzurri affrontano baldanzosamente prima l'Inghilterra a Roma, in uno Stadio Flaminio ricolmo conquistato definitivamente al rugby, perdendo per mancanza di esperienza ma giocando alla pari, e ripetendosi ad alto livello di gioco e di impegno anche a Parigi contro la Francia dominatrice del torneo (37-12).
Questa Italia l'11 marzo sbarca al Millennium Stadium di Cardiff. Gli Azzurri ripetono la partita di Dublino. Tengono in scacco i dragoni si portano in vantaggio con Canavosio chiudendo il primo tempo, come nelle altre precedenti partite in vantaggio. Sul 18-15 per gli Azzurri inizia il secondo tempo. La tenuta non manca. L'Italia di BB risponde colpo sul colpo lasciando a bocca aperta gli 80 mila gallesi presenti (ed i 3 mila italiani). Al 23' il piede di Jones porta il match sul definitivo 18-18. E' il primo pareggio in terra gallese.
L'Italia è promossa nel circolo dei grandi.
Con questo spirito l'Italia affronta il 18 marzo la Scozia al Flaminio. Dopo sei minuti Mirco Bergamasco, considerato il miglior giocatore del Sei nazioni, va in meta per la terza volta nel torneo, ma non basta, la partita si mantiene sul filo. L'emozione appanna le idee agli Azzurri che non riescono a giocare come possono e sanno, poi una sbadataggine a centro campo sul 10 pari a tempo scaduto consente al solito Paterson di infilare il pallone fra i pali per i tre punti di una vittoria che salva la Scozia dal fanalino di coda e ghiaccia gli entusiasmi azzurri.
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