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Storia del Rugby 3

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Canberra per 19-14.Nel match decisivo, sempre a Canberra, disputato solo 4 giorni dopo contro una squadra molto più fresca, l’Italia inizialmente dà l’impressione di far un solo boccone del Galles, ma poi lentamente ma inesorabilmente gli azzurri perdono energie e non riescono a concretizzare tranne che nei piazzati la loro potenziale superiorità. La sconfitta per 27-15 li rimanda a casa, ma è la prima volta che l’Italia vince due partite nella parte finale della Coppa del Mondo.La faccenda del calendario anti-italiano fa scandalo: tante scuse da parte di tutti, tanti complimenti e la promessa dell’IRB che non daranno più commesse a simili parzialità.E’ un’Italia decisamente più competitiva, specie negli avanti, quella che si presenta in campo al Flaminio nella prima partita del Sei Nazioni il 15 febbraio 2004. Ma ai progressi fisici non corrispondono miglioramenti sul piano di gioco dei trequarti. Non si riesce a concretizzare un buon volume ed un buon possesso con segnature di mete. Si perde 9-50 al Flaminio contro i Campioni del Mondo realizzando punti solo al piede. A Parigi si perde 25-0.Così il successo su una Scozia, sempre più in crisi il 6 marzo allo Stadio Flaminio arriva come una rondine di primavera 20-14 in virtù di una serie di piazzati ed una meta di Ongaro.Il 20 marzo a Dublino, in una giornata dove il vento è assoluto padrone, gli Azzurri per 30 minuti sono padroni del gioco, un lancio corto di Ongaro in una touche in difesa viene intercetta da Kelly che realizza la meta che cambia il volto al match. Risultato finale, 19-3 per i verdi d’Irlanda.Il sabato successivo la legge del Millennium Stadium non perdona ed un Galles decisamente in ascesa impone un severo 44-10.Nel frattempo, Giancarlo Dondi ottiene, con la sua terza elezione a Presidente della FIR, il consenso pressoché unanime per la sua gestione che ha portato, nel giro di una decina di anni, l’Italia nel novero delle prime dieci nazioni rugbystiche del mondo.La gestione Kirwan procede nel 2004 a docce calde e fredde. Fredda quella fatta in Romania il 26 giugno dove perdiamo 25-24 contro una squadra di rango a noi ormai decisamente inferiore. Tiepida a Tokio il 4 luglio nel senso che si vince alla fine per 32-19 soprattutto in virtù delle tre mete realizzate dal pilone Castrogiovanni decisamente non arrestabile dalle leggere pattuglie del Sol Levante.I test match novembrini presentano nell’ordine Canada, Nuova Zelanda e Stati Uniti. Come nelle regole vittorie nette sui canadesi (51-6) e USA (43-25), sconfitta altrettanto netta dagli All Blacks in uno Stadio Flaminio che tutto esaurito, non si deprime davanti ad una sconfitta per 59-10, ma si esalta per la meta realizzata da Mauro Bergamasco.In tribuna c’è anche il mito Johnas Lomu premiato dalla FIR.E si arriva al Sei nazioni 2005. Grande partita al Flaminio contro l’Irlanda il 6 febbraio. Si gioca alla pari, ma alla fine vincono O’Driscoll e soci per 17-28. Applausi per il potenziale azzurro, per il carattere ed il coraggio, ma una settimana dopo, sempre a Roma, il Galles ci rifila 38 punti ad 8.L’Italia sbarca ad Edimburgo il 26 febbraio con le carte in regola per violare per la prima volta Murrayfield, ma ci mancano gli schemi per capitalizzare la nostra potenziale superiorità ed i calci di Paterson alla fine, nonostante la meta di Masi nel finale, ci condannano per 18-10 alla sconfitta che vale il cucchiaio di legno ed il turn-over di John Kirwan. Infatti nelle due ultime partite contro Inghilterra e Francia ce la caviamo con due onorevoli sconfitte: 39-7 a Twickenham, 13-56 al Flaminio.

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